lunedì 8 febbraio 2016

I guardiani dell'aria di Rosa Yassin Hassan, Siria

I GUARDIANI DELL'ARIA, di Rosa Yassin Hassan  SIRIA

  





L’AUTORE :ا

ROSA YASSIN HASSAN


















IL LIBRO

حراس الهواء


 
    Rosa Yassin Hassan  è nata a Damasco nel 1974. Dopo la laurea in Architettura nel 1998, ha lavorato come giornalista, scrivendo per testate siriane e arabe. Il suo primo libro è una raccolta di racconti pubblicata nel 2000, dal titolo Un cielo tinto di luce. Il suo primo romanzo, Ebano, ha vinto il Premio Hanna Mina nel 2004. Il romanzo I guardiani dell’aria, del 2009, è stato incluso nella long list dell’IPAF 2010. Nel 2009 la scrittrice è stata scelta per Beirut 39, il festival letterario dei giovani autori arabi. Il suo ultimo romanzo,  Bozza, risale al 2010. 


 


 
Il romanzo ha come oggetto la condizione umana durante la dittatura e mostra come un regime autoritario possa influire perfino sulla vita intima dei cittadini. Il libro è focalizzato sulla condizione femminile e la trama si sviluppa attorno a tre donne e alle loro vicende: la protagonista, la alawita ‘Anat, che aspetta la liberazione del suo compagno Jawad, detenuto per circa quindici anni, e le sue due amiche, Mayyasa e Doha, anch’esse in attesa dei mariti in carcere. La prima, che ha vissuto l’esperienza della prigionia, cerca di resistere alla tentazione di trovarsi un altro uomo, la seconda invece non esita a chiedere il divorzio.
I “guardiani dell’aria”,  cui si riferisce il titolo, sono i servizi segreti che penetrano nel privato dei cittadini. Il titolo è doppiamente significativo: l’aria può essere una metafora sia del fatto che i servizi segreti vigilano su elementi inesistenti, arrestando e torturando innocenti, sia del fatto che il loro controllo giunge a intaccare perfino l’aria che si respira
  Il romanzo inizia nella Siria degli anni ’80, periodo in cui il governo di Hafez al-Asad  pratica una politica di dura repressione della libertà di espressione e di qualsiasi forma di pluralismo politico, determinando, da un lato, lo smantellamento dei sindacati, dall’altro l’arresto di migliaia di militanti di partiti di sinistra e di nazionalisti arabi e l’esilio volontario di moltissimi intellettuali.
  I “guardiani dell’aria”, cui si riferisce il titolo, sono, quindi, i servizi segreti che penetrano nel privato dei cittadini.
 
 TRAMA
  La vicenda si svolge a Damasco, tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio della rivoluzione siriana.
  La protagonista, ‘Anat Ismail, lavora all’Ambasciata del Canada  di Damasco come traduttrice-interprete per Jonathan Green, rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La giovane donna, incinta, attende la liberazione del suo compagno, Jawad, un druso gettato in carcere per l’appartenenza a un’organizzazione comunista clandestina, e si sforza di restargli fedele, nonostante la solitudine e la frustrazione sessuale. 
  Alla storia di ‘Anat si intrecciano le vicende dei rifugiati, di cui la giovane traduce quotidianamente le testimonianze, e che, in maggioranza, appartengono a minoranze etniche o religiose.
  Nella stessa situazione di ‘Anat si trovano le sue amiche Mayyasa e Doha, che attendono la liberazione dei rispettivi mariti, che si trovano in carcere per motivi politici. Mentre Mayyasa, pur tentata dalla prospettiva di tradire il marito, riesce a restargli fedele, Doha, dopo qualche esitazione, abbandona il marito in carcere e chiede il divorzio.
  Il romanzo si sviluppa attorno a tre coppie  di personaggi: la prima coppia è formata dalla protagonista, la alawita ‘Anat, e dal suo compagno Jawad, che rimane  detenuto per circa quindici anni. La seconda coppia è formata da Hasan, il padre della protagonista,  un anziano vedovo,  e dal fantasma della sua prima moglie, morta giovanissima. Alle prese con il proprio desiderio sessuale prorompente, l’anziano sogna dapprima di avere rapporti sessuali con la prima moglie,  quindi si innamora di una giovane spagnola che crede la reincarnazione della defunta. La terza coppia  è costituita da Mayyasa e da suo marito Iyad, una coppia  divisa e, al tempo stesso accomunata, dall’esperienza del carcere: entrambi i coniugi vengono infatti arrestati per motivi politici.
  L’esperienza della prigionia, della tortura e della separazione dai propri cari stravolge l’esistenza dei protagonisti, portandoli a percorrere cammini non liberamente scelti e ad abbandonare un futuro soltanto sognato.
  Un ruolo centrale nel romanzo assume la rappresentazione dell’amore e del sesso: l’ elemento che accomuna le tre coppie è il fallimento della relazione amorosa e la ricerca di soddisfazione altrove. La liberazione dalla prigione dei militanti, attesa e lungamente sognata, si rivela un doloroso momento della verità per le due coppie separate dalla prigionia:  Jawad, finalmente libero dopo quindici anni di carcere, sposa ‘Anat, ma poi emigra all’estero, per cercare una vita migliore, in modo che la moglie possa raggiungerlo. La separazione dal corpo dell’amata, che lo ha tormentato nei lunghi anni della prigionia, si concretizza in una nuova separazione. Anche Iyad e Mayyasa, dopo la scarcerazione, non riescono a ritrovare l’intesa spirituale e sessuale né la felicità e la donna si rifugia nella filosofia macrobiotica.
  Hasan, infine, ha una vita sessuale soltanto immaginaria, vissuta con il fantasma della prima moglie, poi  il rapporto spettrale viene sostituito dalla relazione platonica con la ragazza spagnola, da lui creduta la reincarnazione della moglie.
  Il corpo acquisisce dunque un ruolo centrale, mezzo di espressione dei conflitti interiori frutto della violenza di un regime che non lascia spazio all’individuo. Il desiderio si mescola alla sofferenza, la perversione all’amore, il sesso alla pornografia come a testimoniare che, laddove la parola non è libera, si genera una confusione linguistica che investe tutta la sfera dell’esistenza umana.
 
OPINIONE
Questo libro ci presenta alcune delle tematiche centrali della politica e della società della Siria contemporanea, dalla lotta contro la tirannia del regime, ai rapporti tra confessioni religiose diverse, al futuro incerto delle giovani generazioni che cercano rifugio all’estero.
  Il romanzo ci consegna una fotografia nitida della Siria alla vigilia della crisi, e rappresenta uno degli esempi più significativi della nuova narrativa siriana che, infrangendo gli antichi tabù, si impegna a resuscitare la memoria di due decenni di storia siriana segnata dalla brutalità della repressione.
Molto interessante e significativa la radiografia della condizione femminile in Siria, e, in particolare, a Damasco: diversamente da altri Paesi arabi, in Siria sono presenti, e abituate alla convivenza, diverse confessioni religiose, fatto che ha reso l’emancipazione femminile più facile e veloce rispetto ad altre zone del mondo arabo. Il romanzo ci mostra infatti donne che lavorano, che si dedicano alla militanza politica, che preferiscono la carriera alla famiglia tradizionale, che vivono relazioni amorose e sessuali al di fuori del matrimonio, in uno scenario piuttosto simile a quello di un paese occidentale, assolutamente inconcepibile in altre aree del mondo arabo.
 
  Carattere notevole della letteratura siriana degli ultimi anni è proprio l’attenzione rivolta ai risvolti sessuali dell’esistenza, indagati con lucidità sistematica, come strumento per comprendere le motivazioni, le pulsioni e le aspirazioni degli individui.
 
 
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martedì 2 febbraio 2016

Ave Maria, di Sinan Antoon, Iraq

Ave Maria, di Sinan Antoon, Iraq



Romanzo drammatico, affronta la questione delle minoranze religiose in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. In particolare, è trattato il tema delle sorti della minoranza cristiana.
Il libro ci consegna uno spaccato dell’Iraq negli anni seguenti la caduta di Saddam e l’invasione americana, presentando un argomento drammaticamente attuale.


AUTORE :
 
Sinan Antoon è nato nel 1967 a Baghdad, da padre iracheno e da madre americana. Nel 1990 ha conseguito la laurea in Letteratura inglese all’Università di Baghdad. Nel 1991 ha lasciato l’Iraq per trasferirsi negli Stati Uniti, dove ha conseguito un master in Studi Arabi alla Georgetown University nel 1995. Nel 2006 ha conseguito il dottorato in Studi Islamici alla Harvard University. Poeta, scrittore e traduttore, è autore di diverse raccolte e romanzi.
In italiano   è stato tradotto il romanzo Rapsodia irachena, Feltrinelli, 2010.
Il romanzo qui presentato, Ave Maria è giunto finalista all’IPAF (Arabic Booker Prize) del 2013. 
 
 
TRAMA                               
  L’azione si svolge a Baghdad, nell’epoca successiva alla caduta del regime di Saddam Hussein e all’invasione americana.

  Gli eventi narrati nel romanzo si svolgono nell’arco di una sola giornata, e prendono spunto da un fatto realmente accaduto nel 2010, nella chiesa di Nostra Signora del Soccorso, a Baghdad..

  Yussef è un iracheno cristiano sulla settantina, vive solo in una grande casa. Ospita così una coppia di giovani sposi, Luay e Maha, anch’essi cristiani, che hanno perduto la propria abitazione.

  La convivenza mette subito in luce le divergenze tra le generazioni: mentre Yussef vive con il pensiero rivolto al passato, rifiutando di emigrare e di lasciare la casa che ha costruito e in cui ha vissuto per mezzo secolo, Maha è una giovane donna la cui vita è stata sconvolta dalla violenza settaria: è stata infatti separata dalla propria famiglia, ha perduto la casa, vive come una rifugiata nel proprio paese, alloggiata in casa di Yussef. Aspetta solo di terminare gli studi per poi emigrare con il marito da un paese in cui non si trova più a proprio agio, ma in cui si sente una straniera in patria. Mentre Yussef ha conosciuto decenni di pace e di benessere, sia pure sotto il tallone della dittatura, Luay e Maha sono cresciuti in un paese in guerra, sconvolto dall’invasione americana, lacerato dalla guerra civile e dalle lotte tra minoranze etniche e confessioni religiose.

  I tre ascoltano dalla televisione la notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, l’ex vicepresidente del regime di Saddam Hussein. La notizia provoca un’accesa discussione: Maha è convinta che Tareq Aziz sia stato condannato alla pena capitale in quanto cristiano, non in quanto primo collaboratore del deposto dittatore. Maha teme che Aziz sarà solo la prima vittima della violenza settaria e che tutti i cristiani d’Iraq finiranno sterminati. Yussef ribatte che i cristiani sono presenti in Iraq da secoli, che l’Iraq è la patria comune di cristiani e musulmani, che nessuno potrà mai scacciare i cristiani dal paese o farne oggetto di persecuzioni. La discussione si protrae e si acuisce. Innervosita, Maha lascia la stanza con parole dure per Yussef, accusandolo di essere troppo anziano per capire gli eventi che si svolgono sotto i loro occhi.

 

  Più tardi, la giovane si pente della propria asprezza e desidera scusarsi con Yussef: per farsi perdonare, decide di preparargli per cena il suo piatto preferito.

  Ma il desiderio di Maha è destinato a non realizzarsi: è domenica, e i tre si recano in chiesa per la Messa, nella basilica di Nostra Signora del Soccorso, nel centro di Baghdad.

  La chiesa è affollata di cristiani raccolti in preghiera; all’improvviso, un gruppo di terroristi islamici irrompe nel luogo sacro, sparando sui fedeli. Alcune persone, colpite, cadono. I terroristi prendono in ostaggio un piccolo gruppo di cristiani, fra i quali Yussef e Maha. L’uomo abbozza una reazione, ma è colpito dai terroristi: quattro pallottole trafiggono il suo corpo. L’ultima frase di Yussef, prima di spirare, è un’invocazione alla Madonna, ”Ave Maria”.

  I terroristi porgono un cellulare a Maha, imponendole di telefonare a un canale satellitare arabo per comunicare le intenzioni del gruppo e le condizioni per il rilascio degli ostaggi. Mentre la giovane si appresta a eseguire gli ordini, un’unità scelta dell’esercito iracheno irrompe nella chiesa e, con un’azione fulminea, uccide i terroristi e libera gli ostaggi. Maha si rende conto con amarezza che l’obiettivo dei militari non era quello di salvare i cristiani, ma piuttosto quello di condurre un’azione brillante da mostrare sui media.

  Il cadavere di Yussef rimane diverse ore riverso sul pavimento della chiesa, in una pozza di sangue, mentre la squadra dell’antiterrorismo, che ha condotto il blitz, ha filmato ogni fase dell’operazione per postare il video su You Tube, facendo attenzione a escludere il corpo d Yussef dal filmato .

  A Maha e a suo marito non resta che l’esilio.
 
 
OPINIONE
 
 
Un romanzo amaro e attualissimo, che offre infatti un vivido spaccato della società irachena dei nostri giorni, affrontando l’attualissima questione delle confessioni minoritarie in Iraq, e soprattutto della minoranza cristiana.
  L’altro tema trattato è quello del confronto generazionale: mentre la generazione matura non ammette la violenza, rifiuta categoricamente l’idea di dover convivere con essa, ma non riesce neppure a pensare alla propria migrazione verso terre lontane, la generazione giovane è cresciuta durante la guerra e l’invasione, è abituata al sangue, ai soprusi e alle lotte intestine, non si fa illusioni sul futuro e progetta quindi l’esilio, come unica alternativa alla morte violenta.
  Un romanzo drammaticamente attuale, che sarebbe bello poter leggere presto in italiano.  
 
 

domenica 31 gennaio 2016

La donna infedele, di Ali Badr, Iraq



L'autore:

Ali Bader (arabo: علي بدر) è nato nel 1969 a Baghdad. Vive attualmente a Bruxelles. Romanziere, drammaturgo,saggista, poeta e scenografo, occupa una posizione di primo piano nel panorama letterario arabo degli ultimi due decenni. Ali Bader è uno scrittore prolifico,  grande cronista della storia irachena più recente e, globalemente, della storia araba, è una delle voci più originali della generazione degli anni Novanta..Il suo romanzo Papa Sartre, vincitore di numerosi premi letterari nel mondo arabo, è il primo ad essere stato tradotto in francese. (Il titolo è un riferimento a Jean-Paul Sartre).


Oltre a Papa Sartre, è autore del romanzo The tobacco keeper, finalista Ipaf 2009.
 
 

Romanzo drammatico, tocca tematiche diverse: la recente storia dell’Iraq, il jihadismo, le violenze esercitate dai jihadisti sulla popolazione civile, la migrazione verso l’Europa, la difficile integrazione dei musulmani in Europa, la guerra civile libanese.
 
La trama:
  Fatima è una ragazza che vive con la famiglia, in un villaggio iracheno vicino a una piccola città ai margini del deserto. Quando la zona viene raggiunta e occupata dai jihadisti, Fatima e sua madre sono costrette a lavorare al loro servizio. Il padre della ragazza muore in un attentato suicida. Fatima sposa un giovane disoccupato, frustrato per non essere mai riuscito a trovare un lavoro. Il giovane viene attratto dalla predicazione jihadista, che gli prospetta il riscatto da una vita fallimentare con il martirio in un attentato suicida, che lo trasformerà in un eroe e lo porterà direttamente nel paradiso dei martiri. L’uomo confessa a Fatima di aver scelto la terribile strada attiratto soprattutto dall’idea di avere a disposizione, una volta guadagnatosi il paradiso, settanta Urì, le bellissime vergini che spettano ai martiri per l’eternità.
  Dopo la morte del marito, i jihadisti annunciano a Fatima che è destinata a sposare uno di loro. La ragazza decide allora di fuggire in Europa. Si affida a un trafficante di esseri umani che, in cambio del suo aiuto nel viaggio, la violenta più volte lungo la strada. Dopo molte peripezie, arriva finalmente a Bruxelles. Nella città europea, comincia la nuova vita della giovane che, gettato il niqab alle ortiche, assume una doppia personalità: di giorno è Fatima, operaia in un’impresa di pulizie, di notte è Sophie, ragazza europea che frequenta i locali notturni e, ogni sera, si porta un giovane diverso nel suo appartamento. E’ questa la sua vendetta nei confronti del marito defunto: come lui ha affrontato la morte per ottenere le settanta vergini in paradiso, così lei si unirà a settanta uomini europei a Bruxelles. Durante una serata, conosce Adrian, un ingegnere aeronautico norvegese, con il quale comincia una storia d’amore che potrebbe dare un senso alla sua vita. In seguito, però, Fatima scopre che Adrian ha, in realtà, origini libanesi. La sua famiglia, cristiana, è stata sterminata durante la guerra civile libanese. Il padre, unico superstite insieme ad Adrian, ha a sua volta sterminato, per rappresaglia, un’intera famiglia palestinese, per poi suicidarsi. Rifugiatosi in Norvegia per dimenticare, Adrian è più tardi tornato in Libano, dove ha sposato la figlia di una delle vittime di suo padre. Adrian, dunque, è sposato e ha una bambina.
  Sophie vive un complicato rapporto con Adrian. Viaggia spesso con lui, lo ama ma lo vuole tutto per sé: non accetta di interpretare il ruolo dell’amante dell’uomo sposato. Un giorno, dopo una violenta lite sulla loro situazione, Adrian è coinvolto in un grave incidente automobilistico. Sophie lo assiste in ospedale e, quando l’uomo comincia a star meglio, gli racconta la storia della propria vita, fino a quel momento nascosta.
  Riusciranno i due protagonisti a risolverei loro problemi, sciogliendo il drammatico nodo delle tragedie mediorientali, antiche e recenti?
 
 


  OPINIONE:
  Il romanzo è molto interessante, focalizza lo sguardo sulla storia irachena dei nostri giorni, descrive la vita della popolazione civile sotto il tallone dello “Stato islamico”, svela le sofferenze e gli abusi cui sono sottoposti i migranti in fuga dalla patria per scampare alla guerra, alla violenza, alla morte.
  Ma il libro non è solo questo: descrive la condizione degli immigrati musulmani a Bruxelles in questo periodo così difficile e, con la storia di Adrian, getta uno spiraglio di luce su un altro recente e mai dimenticato dramma mediorientale, la guerra civile libanese.
  Il romanzo potrebbe essere considerato un instant book per la strettissima attualità dei temi trattati, jihadismo, migrazione, arabi e musulmani in Europa, ma la qualità letteraria elevata del testo fa di quest’opera un libro che si leggerà volentieri anche tra dieci anni.
  Lo stile è fresco e scorrevole, l’arabo e moderno e le frasi sono costruite “all’occidentale